martedì 26 febbraio 2008

KOSOVO POLJE


La piana dei merli”, un nome tanto leggero e pacifico quanto un destino drammatico e doloroso.

Promesse, inganni e assassini fratricidi hanno attraversato il “Kosovo Polje”, quel campo dei merli che dal 1389 è stato teatro della sconfitta dell’impero Serbo, sopraffatto da quello Ottomano.

Ma la storia non può essere una giustificazione alla violenza e soprattutto la storia non può essere la spiegazione agli orrori e alla ferocia degli scontri etnici. La storia di questa piccola parte centrale dei balcani è un susseguirsi di lotte, battaglie e guerre tra occidente ed oriente, tra slavi e ottomani o come l’era degli stati nazionali impose tra il nazionalismo serbo e quello albanese. Un punto di scontro, un innesco automatico per far brillare eserciti e dove far valere le arroganti pretese delle religioni, dei fondamentalismi religiosi.

E’ tra secoli di morti e battaglie capita persino di scoprire il sentimento anti-serbo che lo stesso dittatore rosso Tito nutriva per quel popolo che in epoca recentissima appariva come il baluardo della difesa nazionale jugoslava. Dopo la frantumazione, la polveriera balcanica torna a dimostrare come le decisione soprattutto nella piana dei merli non siano state indolore o facili da prendere. Febbraio 2008 il Kosovo sceglie unilateralmente la via della indipendenza. Anche l’Europa si spacca, il mondo si interroga sul diritto di autodeterminazione dei popoli appiattendo tutto secondo un’ottica assolutamente occidentalista.

E per fortuna ci corre in aiuto la cronaca, ricca si’ ma fatta spesso di passioni irrazionali, inganni e menzogne: è il 1999 e i negoziati di Rambouillet si chiudono con un “pareggio” – per alcuni un imbroglio per altri l’ennesima prova di incapacità delle grandi potenze mondiali – il documento prevede forte autonomia per il Kosovo ma scongiura la sua indipendenza. I Serbi gridarono all’imbroglio ordito da Usa e UCK, l’autonomia era l’anticamera dell’indipendenza. Tra i fascicoli dell’accordo c’è un allegato, che sancisce l’occupazione militare della Serbia da parte dell’NATO. E l’Italia – con un D’Alema alla presidenza del Consiglio – consentì per la seconda volta l’uso del suo spazio aereo per azioni militari contro un altro stato nazione.

Ma il Kosovo non si risolse come nel precedente conflitto balcanico perché l’allora presidente Milosevic era convinto che non tutte le nazioni erano dello stesso avviso dell’Alleanza Atlantica. L’arrivo della KFOR, dopo le morti i bombardamenti e la capitolazione serba segnò la fine di un conflitto ma con buona probabilità non fu il principio di una convivenza pacifica. Enclavi serbe in un Kosovo albanese, questo il risultato.

Ed in questo clima mai disteso, mai collaborativo prende forma l’indipendenza unilaterale della piana dei merli. Nel leggere la cronaca di questi anni come la storia secolare dei balcani, rimane sempre l’amaro in bocca. Rimane sempre la sensazione che a fasi alterne queste due “fazioni” abbiano subito il terrore ma anche ricambiato l’avversario delle stesse atroci attenzioni. Ma soprattutto negli ultimi terribili decenni rimane l’amaro in bocca per il modo con il quale la comunità internazionale, l’Europa e gli Stati europei hanno trattato la questione dei balcani.

Opportunismi politici, calcoli irragionevoli o la paura di scatenare irredentismi locali non hanno mai concesso grandi speranze alla pace.

Enrico

4 commenti:

Anonimo ha detto...

ma del 1389 il kosovo di chi era?

ma dai

Anonimo ha detto...

NO ALL'INDIPENDENZA DEL KOSOVO.
Mi piacerebbe sapere perchè il compagno D'Alema, ministro degli esteri, faccia aderire l'Italia al riconoscimento -parziale- del nuovo stato cosa che apre un precedente nel diritto internazionale molto pericoloso.
Tra l'altro mi sembra di ricordare che sempre il compagno D'Alema, ai tristi tempi della guerra del 1998 (allora era primo ministro) affermò che l'indipendenza non era tra le prospettive dell'operazione di "polizia" internazionale.

[P]

Anonimo ha detto...

>ma del 1389 il kosovo di chi era?
>ma dai

Illiri, romani, slavi, serbi, macedoni, ottomani...diciamo che la storia millenaria dei balcani non è un "catasto" di facile lettura.
E la dignità dei popoli non si decide certo con la classifica di chi è arrivato primo!

Enrico

Anonimo ha detto...

Gravissimo il fatto (conseguente al leggendario complesso d'inferiorità della politica estera, anzi di chi la guida, dell'Italietta) che il riconoscimento sia avvenuto subito...

La Serbia ha richiamato l'Ambasciatrice perché ci avevano scongiurati che, se proprio volevamo riconoscere il K, almeno lo avessimo fatto un po' dopo.

La verità: l'Albania sta tirando, anche in termini di business, più della Serbia (l'avreste detto??). Date un'occhiata in Nord America e al rinnovato interesse del mondo della finanza (e dei governi che pensano di aprire sedi di rappresentanza) negli Schipetari et affini.
[B]