venerdì 26 ottobre 2007

Le paghette e i bamboccioni

I figli hanno buste paga molto meno generose di quanto non avessero i loro padri. Circa il 35% in meno per essere precisi. Hanno, inoltre, "difficoltà crescenti nel costruirsi una carriera lavorativa che consenta il pieno sviluppo delle attitudini e delle capacità individuali." Ad aggravare questa situazione già di per sé non rosea sono intervenute le riforme del sistema previdenziale. Questa è la fotografia dei giovani alle prese con la società di oggi scattata da un working paper della Banca d'Italia. Il documento si chiama: "Il divario generazionale: un'analisi dei salari relativi dei lavoratori giovani e vecchi in Italia." Sarebbe questo, secondo i ricercatori di Bankitalia uno dei fattori a determinare una maggiore dipendenza dalle famiglie di origine, quasi a richiamare polemicamente il termine "bamboccioni" utilizzato dal Ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa riferendosi appunto alle giovani generazioni che , secondo il ministro, rimarrebbero troppo tempo a casa. Insomma, sembra quasi di ricordare quei racconti fatti da qualche amico in cui un nonno regalava al nipote 5000 lire, diciamo alla fine degli anni '80, e diceva: "divertiti con la tua ragazza".
Il divertimento già non poteva comprendere un cinema ché, all'epoca, sarebbe costato 7000 lire; quindi, avendo qualche altro soldino da parte comunque la ragazzetta sarebbe rimasta fuori dal cinema. Ecco, sembra quasi che quel nonno sia rimasto miracolosamente al potere per tutti questi anni e che ti continui a dire "diverititi con la paghetta" mentre lui si è scofanato tutto.

Blog e gerontocrazia nostrana secondo il Times

Durante il governo Berlusconi (2001 - 2006) l'Italia è stata ripetutamente sbeffeggiata dalle colonne dei giornali della stampa estera. La cosa era legata inizialmente alla collezione di gaffes collezionata dal cavaliere e poi dalla constatazione che neppure LUI con la sua schiacciante maggioranza era riuscito a sbloccare il Belpaese.
Qualche giorno fa il Times on line ha dedicato la sua attenzione ad un provvedimento presentato dal Governo che, se approvato, costringerebbe i blogger a registrarsi ad un apposito registro. In sostanza si introdurrebbe una forma di controllo dello Stato all'attività di un qualsiasi blog.
L'articolo cominciava sottolineando l'età dell'attuale presidente del Consiglio, Romano Prodi, 68 anni, dell'attuale capo dell'opposizione, Silvio Berlusconi, 71 anni, quella del nostro Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano 82 anni, e quella del suo predecessore Carlo Azeglio Ciampi, 86 anni. Il giornalista alla fine sosteneva che anche negli altri paesi una norma di quel tipo avrebbe potuto essere presentata se a governare fossero stati i loro nonni.
Il peso della gerontocrazia italiana insomma è arrivato a farsi notare anche oltralpe. Fermo restando il rispetto istituzionale che si deve a tutti i personaggi pubblici succitati, è evidente quanto questa classe dirigente abbia fatto ormai il suo tempo. E' ora di dargli il cambio.

lunedì 22 ottobre 2007

Il 20 ottobre della sinistra: e mo'?

E così anche la sinistra della coalizione ha portato a casa il risultato: 1 milione di partecipanti alla manifestazione di sabato 20 ottobre. Un corteo nato per contrastare l'accordo del 23 luglio tra governo e sindacati da un appello lanciato dai quotidiani Liberazione, il Manifesto e Carta assieme a un gruppo di intellettuali ed ex dirigenti della sinistra italiana come Ingrao e Tortorella. Quell'accordo poi, è giusto ricordarlo, portò alla firma di quel protocollo su welfare e pensioni a cui 4 milioni di lavoratori hanno dato il proprio assenso. La manifestazione quindi si è trasformata in "Sinistra day" per tentare comunque di battere un colpo rispetto ai 3.500.000 partecipanti alle primarie per il Pd. E il colpo è stato battuto. Una grande manifestazione pacifica dove agli operai metalmeccanici della Fiom si alternavano, e sempre in numero crescente rispetto alle manifestazioni precedenti, lavoratori dei call center, interinali e immigrati. "E' la società che cambia" dirà il ministro Ferrero, giustamente assente dalla manifestazione viste le sue responsabilità di governo, allo speciale de La7. Un milione di persone sono tante di questi tempi, oppure come dice Mannheimer cresce la voglia di esserci, di voler dire la propria anche se non ci si riconosce nei partiti direttamente coinvolti nell'organizzazione di quell'evento. E' successo per le primarie ed è successo per questa manifestazione. Alle primarie hanno probabilmente partecipato persone che pur non riconoscendosi in questo Pd si riconoscevano nell'idea di una maggiore semplificazione del panorama politico. Una parte di manifestanti di sabato probabilmente era lì, pur non riconoscendosi nelle bandiere che sventolavano (Prc e Pdci per la stragrande maggioranza), perché riteneva giusto indignarsi per dei salari e dei redditi che fanno ridere rispetto al costo della vita e perché con dei contratti così precari non è possibile programmare un futuro.
Ma se vogliamo cominciare a riflettere su quale potrà essere lo sbocco politico di questa manifestazione, il quadro si fa un po' più fosco, o se vogliamo meno chiaro. Sì perché se della sinistra della coalizione fanno parte i Verdi, la Sinistra Democratica, Partito dei Comunisti Italiani e Rifondazione comunista, alla manifestazione di sabato non ha aderito il movimento fondato da Mussi e Salvi mentre i Verdi di Pecoraio & co. hanno deciso di non sfilare nel corteo ma soltanto di distribuire volantini a Piazza San Giovanni contro il nucleare. Ecco. Quindi, o dopo questa grande giornata di partecipazione i dirigenti di questa area del centro sinistra si danno una mossa e fondano un partito unitario in grado di dare una sola voce a chi ha sfilato sabato per le vie di Roma oppure non se ne farà nulla, tutt'al più, in extremis i due partiti con la falce e martello potrebbero (anche se sarebbe durissima) alla fine tornare insieme. Ma per cambiare davvero servirebbe dell'atro. In sostanza o i neocomunisti di diversa provenienza fanno a loro volta una svolta, scusate la cacofonia, e con il contributo di Verdi e Sd rifondano l'area della sinistra, magari anche con il contributo dei socialisti, e quindi entrando a pieno titolo nel Pse; allora diverrebbe possibile concorrere nella lotta per l'egemonia nel centro sinistra e nel paese.
Se invece quest'area vorrà rappresentare solo l'elenco degli arrabbiati di turno, senza mettere in discussione nulla di ciò che è stata fino ad ora, degli obiettivi che ha raggiunto e di quelli che invece ha fallito, può continuare tranquillamente così tra una manifestazione che fallisce ed una che le riesce benissimo.

martedì 16 ottobre 2007

Primarie

3.300.000 cittadini italiani si sono recati a votare per le primarie che hanno incoronato leader del Pd Walter Veltroni con il 75 % ed eletto i membri della Assemblea Costituente. Sono stati eletti inoltre i segretari regionali del Pd e le rispettive Assemblee costituenti. Benissimo. La scorsa settimana, come abbiamo visto, si sono recati a votare sul Protocollo su Welfare e Pensioni oltre 5 milioni di lavoratori, senza molto chiasso, senza manifesti (non se ne sono visti molti in giro), senza spot televisivi, senza trasmissioni politiche con conduttori accondiscendenti. Anzi ci sembra di ricordare che qualche settimana fa usciva un'inchiesta, seguita da una querela vinta dai sindacati, che denunciava "la casta" di Cgil, Cisl e Uil con tabulati ed elenchi di privilegi assicurati ai rappresentanti dei lavoratori italiani. Tornando alle primarie, restano un fatto di grande rilevanza politica per l'alta partecipazione popolare registrata. Ma, pur nell'assoluto rispetto per chi ha votato, sorgono spontanee alcune domande e osservazioni. La prima domanda, sollevata da molti a dire il vero, è: ma per che cosa si è votato oltre che per Veltroni?
La seconda domanda è se i dirigenti dell'ala riformista della coalizione leggono questo risultato come la tomba dell'attuale assetto del centro sinistra? Vedi alleanze di nuovo conio. Nasceranno, inoltre, delle ulteriori fibrillazioni tra i maggiorenti del Pd dai nuovi rapporti di forza all'interno dell'assemblea costituente, visto che dominerebbero i Ds, almeno dai primi dati a disposizione, con il 65%? L'ultima annotazione di un osservatore delle file ai seggi, (ovviamente non sono andato a votare), è la seguente: ho visto, lo dico con il massimo rispetto, molte persone anziane. Dato rilevato anche dal direttore dell'Ispo, Renato Mannheimer, che, commentando sul Corriere della Sera la sorpresa della massiccia partecipazione alle primarie del Partito democratico e ricordando che gli analisti si dicevano scettici sul superamento della soglia dei tre milioni di persone, ha osservato invece come l'obiettivo sia stato raggiunto ma - ha sottolineato - "con qualche defezione (in termini di intenzioni di voto non seguita dai fatti) da parte dei più giovani". Ciò non toglie che il numero di partecipanti sia stato comunque straordinario e che il successo politico sia innegabile, tuttavia non prendere in considerazione questo aspetto sarebbe un errore da non compiere al momento della nascita del nuovo soggetto democratico.

venerdì 12 ottobre 2007

Welfare

Alla fine i Sì al Protocollo su Pensioni Welfare vincono con oltre l'80%. Restano sacche di dissenso anche consistenti, soprattutto nelle fabbriche Fiat, tra i lavoratori Metalmeccanici. In questo settore vincono i No con il 54%. Alle elezioni hanno partecipato secondo le organizzazioni sindacali, oltre 5 milioni di lavoratori.
Oggi si svolgerà il Consiglio dei Ministri che dovrà varare la riforma su Welfare e Pensioni. Vi sono molte incertezze su cosa faranno i ministri della sinistra radicale (Pecoraio Scanio, Mussi, Bianchi e Ferrero). Potrebbero astenersi tutti e 4 oppure dividersi. In questo caso è probabile che Ferrero (Prc) e Bianchi (Pdci) voterebbero No oppure si asterrebbero. Mentre Pecoraio Scanio (Verdi) e Mussi (Sd) potrebbero votare a favore.
La grande prova di partecipazione fornita dalle organizzazioni sindacali dimostra ancora una volta che queste ultime restano gli ultimi soggetti collettivi organizzati in grado di agire politicamente. Questo dovrebbe far riflettere in molti, soprattutto nel centrosinistra.

mercoledì 10 ottobre 2007

Referendum Welfare e Pensioni: quali benefici?

Avrete sentito parlare del Protocollo su Welfare e Pensioni su cui, è bene ricordarlo, è in corso una consultazione referendaria tra i lavoratori.
Ma di cosa si tratta? Il Protocollo in questione è un documento presentato da Prodi in Consiglio dei Ministri questa estate, senza però essere votato dal consiglio stesso, che contiene misure inerenti il sistema pensionistico italiano e il nostro sistema di Welfare. Per quanto attiene il sistema pensionistico verrebbe modificata la legge Maroni che introduceva un sistema per cui dal 1° gennaio 2008 l'età pensionabile sarebbe stata innalzata per tutti a 60 anni, oppure 40 anni di contributi versati. Per questo si è parlato di "Scalone". Con l'attuale proposta l'età pensionabile dei lavoratori italiani, ad oggi la più bassa in Europa, verrebbe gradualmente innalzata col passare degli anni fino ad arrivare a 61 anni (dal 1° gennaio del 2013!) avendo comunque un minimo di 35 anni di contributi versati. Se questa legge entrasse in vigore resteremmo ancora il paese con l'età pensionabile più bassa.
Per quanto riguarda il Welfare, si parla essenzialmente di mercato del lavoro con misure che cercano di attenuare la cosiddetta precarietà. In questa parte dell'accordo le misure previste dal protocollo, almeno per chi scrive, non sembrano così incisive rispetto alla sofferenza in cui si trovano molti lavoratori italiani. Non vengono abolite le forme contrattuali più contestate come quelle definite di "staff leasing", ovvero la possibilità di assumere per periodi molto limitati di tempo un certo numero di lavoratori per poi rigettarli sul mercato con un semplice "arrivederci e grazie". Dai dati raccolti risulterebbe che questa forma contrattuale sia stata utilizzata pochissimo negli ultimi anni. Tuttavia l'Unione si era impegnata ad eliminarla nel suo programma di governo e invece per ora non ne è prevista la soppressione. Una misura importante introdotto ed entrata in vigore dal 1° gennaio 2007 è la facilitazione del "riscatto del periodo di laurea". Vale a dire la possibilità, versando una certa somma, la facilitazione sarebbe data dalla diminuzione della quantità di denaro da versare, di calcolare il periodo di studio universitario (4 anni) nel conteggio contributivo ai fini previdenziali. Aumenta, inoltre, l'assegno di indennità per la disoccupazione.
Queste misure incideranno in maniera concreta sulla qualità della vita di milioni di lavoratori. O meglio incideranno sul potere d'acquisto dei salari e dei redditi dei cittadini italiani? Probabilmente no. Il problema però è che per l'alto livello di debito pubblico del nostro Paese, mai veramente aggredito dopo la prima metà degli anni '90, è sempre più difficile reperire le risorse per finanziare cambiamenti così grandi da poter risolvere del tutto un singolo aspetto della nostra vita. Un esempio per tutti, l'emergenza abitativa nelle nostre città.
Restano due fatti: il primo, che tutte le misure qui elencate, contenute nel Protocollo Welfare e Pensioni, sono state approvate e concordate dai sindacati italiani; secondo, che questi provvedimenti sono il segno che questo governo opera per l'equità e la redistribuzione.
Detto questo i problemi restano e probabilmente una più chiara scala delle priorità aiuterebbe il governo e la sua maggioranza a utilizzare le poche risorse a disposizione per degli obiettivi chiari e condivisi.

domenica 7 ottobre 2007

PRESENTAZIONE

UNA NUOVA GENERAZIONE PER L’ITALIA DEL XXI SECOLO


L'Italia ha bisogno di essere cambiata. E' ormai giunto il momento che le generazioni emergenti assumano più peso in tutti i settori della vita pubblica nazionale. L'aria si sta facendo asfittica.
Il dibattito pubblico sembra sempre più incentrato su temi spesso lontani dai cittadini anziché proiettarsi sulle grandi questioni che dominano la scena globale: ambiente, multiculturalismo, società della conoscenza, mondo dei lavori, diritti individuali, conflitti.

C'è bisogno di una nuova ondata di mobilitazioni sui temi inerenti la liberalizzazione delle professioni, l'accesso al credito, il diritto alla casa, il diritto allo studio, la formazione permanente, la riforma del Welfare che abbia al centro le persone di oggi con i loro bisogni.

Riteniamo indispensabile una riforma della politica italiana a partire dai partiti che ne hanno dominato la scena fino a questo momento.
E' necessario abbattere i costi della politica ad ogni livello, dalle amministrazioni locali fino alle istituzioni più alte dello Stato, per riavvicinare gli italiani ai propri rappresentanti percepiti, spesso a ragione, come dei privilegiati. Non pensiamo però che una grande democrazia possa vivere senza i partiti. Siamo consapevoli inoltre che nel nostro Paese non esiste una sola casta ma che ci siano molte e diversie corporazioni con tanti, e costosi, privilegi . La democrazia ha però bisogno di essere finanziata.
Alla politica oggi spetta il compito di recuperare il suo rapporto con la società italiana; essa deve tornare a rappresentarne le fasce più deboli e i bisogni di larga parte della popolazione per fornire risposte concrete ai problemi quotidiani a partire dalle difficoltà date da un sempre crescente costo della vita. Per fare questo c'è bisogno di energie nuove in grado di rappresentare il proprio tempo utilizzando anche linguaggi nuovi, nel mondo della politica come in quello dell'economia e della cultura. Sì perché non è solo la politica ad avere subito l'usura del tempo negli ultimi anni. In ogni comparto della vita pubblica sono sempre le stesse persone a dominare la scena.
Devono entrare con più forza sulla scena i lavoratori precari, i giovani ricercatori, le imprese più innovative, i professionisti più validi, i nuovi soggetti sociali, le donne e tutti coloro che vivono e lavorano nel mondo della conoscenza. Con queste forze devono trovare una sintesi anche i lavoratori di tipo classico, dipendenti del settore pubblico e privato che da problematiche diverse vivono però quotidianamente le stesse ansie per il futuro, per il proprio o per quello dei propri figli.
Le società occidentali producono, inoltre, un sempre maggiore numero di esclusi che non riescono, per assenza di risorse finanziarie, per un’insufficiente assistenza socio-sanitaria e per assenza di un sufficiente bagaglio formativo, a ritrovare una collocazione in una società sempre più "esclusiva" e immobile, almeno quella italiana. Non possiamo non guardare con grande preoccupazione all’allarmante questione della disuguaglianza del reddito in Italia, che ci pone tra gli ultimi posti tra i paesi avanzati. Sì, perché pur essendo il nostro un paese economicamente avanzato, non si può affermare che abbia la stessa dinamicità delle altre grandi società europee.
Serve più Scuola, più università, più ricerca, un diverso modello di mobilità delle persone e delle merci, un investimento strategico nello sviluppo delle energie rinnovabili e, soprattutto una maggiore sicurezza sociale.
Serve premiare i meritevoli e i capaci senza dimenticarci che una società solidale deve impegnarsi affinché vi siano pari condizioni di partenza per tutte e tutti.
Per fare questo sono necessarie politiche pubbliche messe in atto con una chiara scala di priorità che una classe dirigente che fosse veramente tale dovrebbe essere in grado di individuare e perseguire con efficacia.
Riteniamo, inoltre, che per andare incontro alle esigenze del cittadino debba esserci una pubblica amministrazione snella ed efficiente in grado di fornire tutti i servizi necessari alla complessità e alle esigenze del nostro tempo.
Le forze che ovunque nel mondo si sono battute per tutto questo sono parte, nella larghissima maggioranza dei casi, del Pse e dell'Internazionale socialista.
In Italia, come in Europa, non può mancare nel panorama politico un soggetto autenticamente socialista e democratico che raccolga le istanze di progresso sociale e che non rinunci alla grande questione del cambiamento delle nostre società. Sino ad oggi questo ruolo è stato svolto dai partiti e dai movimenti che si sono riconosciuti nella grande famiglia del PSE e dell’IS.
Non possiamo negare che il socialismo europeo sia oggi attraversato da pulsioni diverse spesso divergenti, tuttavia non intendiamo rinunciare a questa dimora edificata negli anni con passione civile da tutti coloro che si sono battuti e si battono per una società più giusta.
In tal senso, certi della nostra identità e forti delle nostre radici, siamo disponibili a dialogare con tutte quelle forze che, seppur portatrici di differenti culture politiche, perseguono il medesimo obiettivo.

martedì 2 ottobre 2007

L'11/09 DELL'ANTIPOLITICA

L'undici settembre dell'Antipolitica: IO STO CON LUTTAZZI.

Vi riporto una parte del post dal blog di Daniele Luttazzi inserito l'11/09 2007.

Buona lettura!

[Enrico]


.....L'illusione alimentata da Grillo è che una legge possa risolvere la pochezza umana. Questa è demagogia.

Ma non è solo il cosa. E' soprattutto IL COME. Un esempio: dato che Di Pietro ha aderito alla sua iniziativa, Grillo ha detto:-Di Pietro è uno per bene.- Brrrr. Quindi chi non la pensa come Grillo non lo è? Populismo.

L'anno scorso, a Padova, gli "amici di Grillo" avevano riempito il palazzetto dove avrei fatto il mio monologo con volantini WANTED che mostravano la foto dei politici condannati. Li ho fatti togliere spiegandone la demagogia: gli amici di Grillo puri e buoni contro i nemici cattivi. Quando arriva Django?

Lenny Bruce sosteneva, a ragione, che chi fa satira non è migliore dei suoi bersagli. Se parli alla pancia, certo che riempi le piazze, ma non è "democrazia dal basso": al massimo è flash-mobbing.

AMBIGUITA'
Grillo si guarda bene dallo sciogliere la sua ambiguità di fondo: che non è quella di fare politica ( satira e teatro sono politici da sempre, anche se oggi c'è bisogno di scomodare Luciano Canfora per ricordarcelo ) ( -Canforaaaaa!- ), ma quella di ergersi a leader di un movimento politico volendo continuare a fare satira. E' un passo che Dario Fo non ha mai fatto. La satira è contro il potere. Contro ogni potere, anche quello della satira. La logica del potere è il numero. Uno smette di fare satira quando si fa forte del numero di chi lo segue. Grillo il problema manco se lo pone. ( La demagogia è naif. Lo sa bene Bossi, che ieri gli ha pure dato dell'esagerato: perchè una cosa sono i fucili, una cosa ben diversa è il vaffanculo. )

Scegli, Beppe! Magari nascesse ufficialmente il tuo partito! I tuoi spettacoli diventerebbero a tutti gli effetti dei comizi politici e nessuno dei tuoi fan dovrebbe più pagare il biglietto d'ingresso. Oooops!

- I partiti sono il cancro della democrazia.- dice Grillo, servendosi di una cavolata demagogica che era già classica all'epoca di Guglielmo Giannini. Come quell'altra, secondo cui " in Italia nulla è cambiato dall'8 settembre del 1943 ". Ma va' là!

Adesso Grillo esalta la democrazia di internet con la stessa foga con cui dieci anni fa sul palco spaccava un computer con una mazza per opporsi alla nuova schiavitù moderna inventata da Gates. La gente applaudiva estasiata allora, così come applaude estasiata ora. Si applaude l'enfasi.

Il marketing di Grillo ha successo perchè individua un bisogno profondo: quello dell'agire collettivo. Senza la dimensione collettiva, negata oggi dallo Stato e dal mercato, l'individuo resta indifeso, perde i suoi diritti, non può più essere rappresentato, viene manipolato. E' questo il grido disperato che nessuno ascolta. La soluzione ai problemi sociali, economici e culturali del nostro Paese può essere solo collettiva. A quel punto diventerebbe semplice, anche per Grillo, dire:- Non sono il vostro leader. Pensate col vostro cervello. Siate voi il cambiamento che volete vedere nel mondo.....