Avrete sentito parlare del Protocollo su Welfare e Pensioni su cui, è bene ricordarlo, è in corso una consultazione referendaria tra i lavoratori.
Ma di cosa si tratta? Il Protocollo in questione è un documento presentato da Prodi in Consiglio dei Ministri questa estate, senza però essere votato dal consiglio stesso, che contiene misure inerenti il sistema pensionistico italiano e il nostro sistema di Welfare. Per quanto attiene il sistema pensionistico verrebbe modificata la legge Maroni che introduceva un sistema per cui dal 1° gennaio 2008 l'età pensionabile sarebbe stata innalzata per tutti a 60 anni, oppure 40 anni di contributi versati. Per questo si è parlato di "Scalone". Con l'attuale proposta l'età pensionabile dei lavoratori italiani, ad oggi la più bassa in Europa, verrebbe gradualmente innalzata col passare degli anni fino ad arrivare a 61 anni (dal 1° gennaio del 2013!) avendo comunque un minimo di 35 anni di contributi versati. Se questa legge entrasse in vigore resteremmo ancora il paese con l'età pensionabile più bassa.
Per quanto riguarda il Welfare, si parla essenzialmente di mercato del lavoro con misure che cercano di attenuare la cosiddetta precarietà. In questa parte dell'accordo le misure previste dal protocollo, almeno per chi scrive, non sembrano così incisive rispetto alla sofferenza in cui si trovano molti lavoratori italiani. Non vengono abolite le forme contrattuali più contestate come quelle definite di "staff leasing", ovvero la possibilità di assumere per periodi molto limitati di tempo un certo numero di lavoratori per poi rigettarli sul mercato con un semplice "arrivederci e grazie". Dai dati raccolti risulterebbe che questa forma contrattuale sia stata utilizzata pochissimo negli ultimi anni. Tuttavia l'Unione si era impegnata ad eliminarla nel suo programma di governo e invece per ora non ne è prevista la soppressione. Una misura importante introdotto ed entrata in vigore dal 1° gennaio 2007 è la facilitazione del "riscatto del periodo di laurea". Vale a dire la possibilità, versando una certa somma, la facilitazione sarebbe data dalla diminuzione della quantità di denaro da versare, di calcolare il periodo di studio universitario (4 anni) nel conteggio contributivo ai fini previdenziali. Aumenta, inoltre, l'assegno di indennità per la disoccupazione.
Queste misure incideranno in maniera concreta sulla qualità della vita di milioni di lavoratori. O meglio incideranno sul potere d'acquisto dei salari e dei redditi dei cittadini italiani? Probabilmente no. Il problema però è che per l'alto livello di debito pubblico del nostro Paese, mai veramente aggredito dopo la prima metà degli anni '90, è sempre più difficile reperire le risorse per finanziare cambiamenti così grandi da poter risolvere del tutto un singolo aspetto della nostra vita. Un esempio per tutti, l'emergenza abitativa nelle nostre città.
Restano due fatti: il primo, che tutte le misure qui elencate, contenute nel Protocollo Welfare e Pensioni, sono state approvate e concordate dai sindacati italiani; secondo, che questi provvedimenti sono il segno che questo governo opera per l'equità e la redistribuzione.
Detto questo i problemi restano e probabilmente una più chiara scala delle priorità aiuterebbe il governo e la sua maggioranza a utilizzare le poche risorse a disposizione per degli obiettivi chiari e condivisi.
mercoledì 10 ottobre 2007
Referendum Welfare e Pensioni: quali benefici?
Pubblicato da Comitato RiGenerazione alle 13:21
Etichette: europa, lavoro, pensioni, potere d'acquisto, precarietà, protocollo, referendum, salari, scalone, welfare
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2 commenti:
E perchè no? E' questo lo scopo dell'Area d'Incontro, LAici, Liberali, Socialisti, Radicali. Accettiamo la sfida e ci vogliamo misurare sul terreno del confronto....a disposizione quindi..Andrea Marin
Grazie Andrea, spero di rivederti presto sul nostro blog.
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