Nella serrata e vaga discussione sulla riforma della legge elettorale, il ritorno della preferenza è avvolto nel più fitto mistero. L’introduzione delle liste bloccate fu giudicata una vergogna, una degenerazione partitocratrica, un attentato ai diritti politici del cittadino, ma nelle alambiccate ingegnerie di questi giorni di tutta quell’indignazione non c’è traccia.
Infatti se Veltroni sostiene che si ridarà ai cittadini il potere sottrattogli per la scelta dei propri rappresentanti, Ceccanti (su La Stampa di oggi) illustra un progetto che prevede liste bloccate nelle circoscrizioni piccole e alla domanda su come i cittadini potranno scegliere chi eleggere, risponde:” Non certo reintroducendo le preferenze, ma attraverso i collegi uninominali. Le liste saranno un parte minina”: una evidente sfida al principio di non contraddizione! Ma d’altronde un altro consigliere del principe ha sostenuto che quando si lascia agli elettori la possibilità di esprimere la preferenza in Parlamento ci vanno i mafiosi e i corrotti: una ironica battuta o una illuminante rivelazione dell’atteggiamento mentale con cui si guarda alla democrazia? Strano paese il nostro, in cui i Presidenti delle Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato devono andare a ritirare il compitino di un segretario di partito che non siede in Parlamento e poi si dice che è solo Berlusconi a non avere rispetto per le istituzioni della Repubblica…
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