mercoledì 26 marzo 2008

L’abuso del codice

In Inghilterra si discute sull’opportunità di prelevare e conservare il codice genetico dei bambini che mostrino comportamenti potenzialmente delinquenziali, così da poterli identificare celermente quando da potenziali i comportamenti diverranno reali.
Si parla di bambini della scuola elementare, già condannati ad un futuro di devianza sulla base di teorie sociologiche che sembrano tratte da un romanzo di fantascienza. Pestifero da piccolo, delinquente da grande è già un’equazione intollerabile nel suo cieco determinismo. Confermarla, preparandosi al momento in cui il discolo diventerà un criminale munendosi del necessario per poterlo identificare, solleva più di un interrogativo sul confine tra ciò che è lecito agli stati per garantire la sicurezza dei cittadini e ciò che è intangibile per garantire la dignità della persona e, quindi, la convivenza civile.
Stigmatizzare un bambino come un potenziale delinquente riporta alla mente altre epoche, in cui i “quasi adatti” venivano segregati e separati dal resto della società. La segregazione non sarà reale (per il momento), ma certamente sociale. A questo punto c’è da chiedersi se i funzionari di Scotland Yard che hanno avanzato la proposta, conoscano la forza delle profezie autoavveranti, perchè lo stigma, l’isolamento e l’esclusione sono fortissimi agenti criminogeni.
E dobbiamo chiederci che società abbiamo costruito, che ha paura persino dei bambini, ai quali sembra incapace di garantire un futuro sereno.
Ma a proposito del confine tra sicurezza e dignità, un altro edificante episodio è accaduto nel nostro paese.
L’inchiesta di Genova sugli aborti clandestini si è avvalsa di intercettazioni ambientali, previste dal codice per quel reato e quindi legali.
Però l’ambiente intercettato era lo studio del ginecologo indagato.
Perciò, per mesi, decine di donne, a loro insaputa, sono state sottoposte a visite ginecologiche collettive, problemi, ansie, domande sono state puntualmente ascoltate e sviscerate, segreti e pudori inesistenti.
Certo, le intercettazioni non pertinenti sono state distrutte, ma quelle donne sono state in qualche modo violate e quella dignità di cui tanto si parla è stata ridotta a carta straccia. E se si fosse trattato di un medico della psiche i suoi pazienti non avrebbero avuto maggiori garanzie.
Storie diverse, ma la questione di fondo è la stessa.
Fino a che punto certi diritti, certi contesti concreti e reali, possono essere ritenuti irrilevanti?

[M]

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