lunedì 17 marzo 2008

Come (non) sposare un milionario

Il consiglio dato da Berlusconi ad una giovane precaria (sposi un milionario), è uno dei rarissimi squarci di verità della campagna elettorale.
E’ la confessione dell’impotenza di una intera classe politica di fronte ai fenomeni economici, cosicché per affrancarsi dal bisogno non si può che ricorrere al metodo Cenerentola.
Peccato che i milionari abbiano un paio di difetti: sono troppo pochi rispetto alla domanda e hanno la deprecabile tendenza a sposarsi tra di loro. La saggezza delle nonne non sembra sufficiente alla redistribuzione del reddito.
Bisognerebbe trovare altri rimedi, ma sono difficili da reperire per chi pensa di poter mettere insieme ogni cosa e il suo contrario, per chi vuole la benedizione di Confindustria e l’appoggio dei sindacati, la non belligeranza di artigiani e commercianti e l’indulgenza dei professionisti e così via e non sembra preoccuparsi della circostanza che il 10% delle famiglie detenga il 45% della ricchezza nazionale, perchè la lotta di classe non esiste più. Peccato che l’ingiustizia sociale non sia scomparsa, si sia solo diffusa...
Liberare veramente risorse richiede maggior coraggio, oltre a una visione più ampia del solo orizzonte italiano.
Ma le politiche europee sono scomparse dai programmi e questo è preoccupante, perchè denota una chiusura che non da’ alcuna garanzia sulla capacità di affrontare una crisi economica che non è solo nazionale.
E non parliamo della riforma della pubblica amministrazione, di una nuova concezione del welfare che non sia solo assistenza, ma anche sostegno e opportunità, di una revisione di un “federalismo” costoso, inefficace, anacronistico, ma tanto utile a spendere, spandere e creare consenso. Sarà un caso che persino l’abolizione delle province si perda in un groviglio di distinguo (solo alcune, solo quelle trasformate in città metropolitane, etc.)?

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