giovedì 10 gennaio 2008

UNA MORATORIA SUI TROMBONI

In questi giorni la parola moratoria ci perseguita, ma nessuno menziona l’unica moratoria veramente indispensabile: la moratoria sui tromboni. Non sui voluminosi e necessari strumenti musicali(“ottoni” ndr), ma su tutti i concionatori che ci affliggono ogni giorno (e ogni sera) con la loro ricettina sulla salvezza del mondo, da ingurgitare obbligatoriamente come la medicina di Pinocchio.

Sarebbe vano cercare una trama razionale, meditata e fondata su un pensiero autenticamente critico e autonomo nelle loro quotidiane, contraddittorie e spesso estemporanee esternazioni: non c’è. La molla che li muove è di tutt’altra natura. Se in gioventù pensavano alla rivoluzione, oggi salvaguardano le posizioni raggiunte con i cavalli di Frisia, restii a rinunciare anche a una sola briciola di potere. Vogliono ancora cambiare il mondo, ma solo per riportarlo al Medioevo. Dietro il richiamo a principi e sogni di progresso rivoluzionario si nasconde la disperata necessità di trovare un libretto di istruzioni per la vita che non li ponga mai di fronte al dilemma della scelta e della responsabilità. Passano così dall’ideologia politica al servizio del capo carismatico, alla mania religiosa, tutto pur di trovare un paravento grande abbastanza da nascondere la loro ignavia, così da poter dire, se mai qualcuno li chiamerà a rendere conto dei loro atti “Ma ho solo obbedito agli ordini”. Una miserabile scusa sin dai tempi di Norimberga.

Vogliamo una moratoria sui tromboni!

Non per sempre, solo per un po’, per rammentare quanto sia bello ascoltare solo chi ha davvero qualcosa da dire con sincerità e rifletterci su con la propria testa e il proprio cuore.

Dopodichè i tromboni potrebbero anche continuare a tromboneggiare, ma non avrebbero più ascoltatori.


[Milena]

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